Stamattina passeggiavo per le vie della mia città guardandomi intorno tra bancarelle e lucine natalizie. I bambini correvano divertiti, le vecchiette osservavano titubanti le vetrine di intimi, al bar giovani e anziani si riunivano per le solite chiacchiere mattutine e famigliole felici cercavano regali e regalini nell’attesa di metterli sotto l’albero.

Tutto sembrava normale, il cielo era grigio come sempre nel periodo invernale ed io, con le mani in tasca, camminavo tentando di distrarmi dalle preoccupazioni quotidiane, cercando storie da ascoltare e raccontare per il giornalino.
Ad un certo punto mi fermo. Osservo.

Cerco in quei gesti apparentemente banali che tutti intorno a me fanno quella meraviglia, quella specialità che ogni giorno leggo in libri e poesie, quel non so che di magico che ha sempre affascinato poeti e scrittori, da Leopardi a Fedez, dal passato al presente che ha permesso a molti di sopravvivere alla noia della quotidiana realtà. Guardo le persone, i loro occhi e mi rendo conto che non hanno più voglia di ascoltarsi, non hanno più voglia di raccontarsi, di sentire quello che uno a da dire. Non c’è più per le strade il desiderio di ascoltare e di essere ascoltati o, almeno, non c’è tra coloro che si credono felici, che credono di trovare la pienezza della vita nella superficialità del quotidiano, nelle raggiunta degli obbiettivi e non nel viaggio per raggiungerli, non nella bellezza del sentimento.

Ma al lato della strada c’è ancora gente che ha bisogno di parlare, di sentirsi compresa e non ha paura di raccontarsi senza filtri ed da lì che io sono partita per trovare storie da scrivere, per raccontare ciò che nessuno racconta più.
Sono partita da quelle persone che danno ancora colore alle strade, che le rendono ancora speciali come il “Vitali” che fa dell’arte la sua vita, che viaggia ed ha ancora voglia di dire la sua, di ricordare ad ognuno di noi che la cultura non è menzogna, ma verità, che non è soldi, ma amore tra esseri. Ho sentito la sua voce, l’ho guardato negli occhi e ho visto ancora tanta speranza, ma assenza di fiducia. Vede nella vita e soprattutto nella Stampa solo falsità e desiderio di soldi che lui ha abbandonato da ragazzo per donarci la sua arte, la sua storia.

Sembrava un semplice artista di strada, ma lui poteva permettersi tutto e invece ha scelto le persone, ha scelto le strade anziché le mostre, il desiderio di affidarsi nelle mani della fede e non del lusso.
Lui ha lottato e lotta tutt’oggi per essere se stesso e l’unica cosa che noi facciamo per lui è guardare la sua povertà e disprezzarlo in silenzio, senza accorgersi della sua forza.

Scorsi poi da lontano una suora indaffarata sperando che avesse anche lei qualcosa da raccontarmi. Quando mi sono avvicinata era intimidita dalla mia richiesta di parlarmi di se stessa, ma poi ha guardato la sua bancarella e mi ha spiegato dei collegi che il suo ordine sta cercando con successo di aprire in Indonesia e in Cambogia, i suoi occhi brillavano mentre mi parlava orgogliosa di qualcosa che nessuno le aveva mai chiesto e che lei invece aveva bisogno di raccontare per essere apprezzata nella sua piccola, ma infinita importanza.

Suor Donatella è ancora capace di donare speranza a chi ormai l’ha persa da tempo, passa la sua vita aiutando il prossimo come molti altri che però nessuno ha mai ascoltato dando per scontato tutto quello che loro ottengono con sudore e fatica.
Mi sono sentita a casa.

Due perfetti sconosciuti mi hanno raccontata la loro storia, mi hanno aperto il loro cuore ed io mi sono avventurata nelle loro emozioni sentendoli infinitamente vicini alla mia piccola realtà, assaporando il gusto dell’informazione, quella vera, e della verità, quella racchiusa nei racconti delle persone, della gente che conosce e vive la propria vita, senza quelle finzioni e quei filtri che usiamo per proteggerci senza neanche rendercene conto.